IL CODICE SEGRETO DI ARCHIMEDE
Vissuto nel III sec. a. C. ha segnato la rinascita della matematica in Europa
Nell’anno del Signore 1229, in una Gerusalemme presidiata dai crociati dell’Imperatore Federico II, un monaco ricopia in greco preghiere ortodosse: la pergamena sulla quale scrive non è però nuova, l’amanuense ha avuto cura di cancellare il testo e le immagini precedentemente impresse sugli spessi fogli di pelle. Così, con un’incurante “nonchalance”, il religioso taglia e ricuce nientedimeno che il “corpus” archimedeo, l’intera raccolta nell’originale greco dei trattati del più grande scienziato dell’antichità, Archimede di Siracusa. Vissuto nel terzo secolo avanti Cristo, Archimede e la sua geniale opera non hanno segnato solo la sua epoca ma soprattutto la successiva rinascita della matematica in Europa: dall’idrostatica al calcolo dei volumi di sfera e cilindro, dallo studio delle spirali a quello della meccanica delle leve, Archimede è stato dai più indicato come il capostipite della scienza moderna. Durante l’assedio di Siracusa (212 a. C.) da parte della flotta romana, Archimede si distinse nella difesa della città, costruendo ingegnose macchine da guerra per tenere lontano il nemico: catapulte per lanciare pietre, un sistema di corde, carrucole e ganci per bloccare le navi romane ed i famosi specchi ustori, dispositivi che sfruttavano i raggi solari per sviluppare incendi sulle imbarcazioni. Tanta operosità non salvò però il matematico siracusano: Archimede, assorto in alcune speculazioni su cerchi ed altre figure geometriche, cadde infatti sotto i colpi di un soldato romano, che male aveva reagito al suo “Noli turbare circulos meos” (“Non mi rompere i coglioni”: n.d.r.), sottile invito rimasto celebre nei secoli. Lo scrittore romano Valerio Massimo – che ha tramandato l’episodio – riporta anche lo sconforto del generale Marcello, il quale aveva ordinato di risparmiargli la vita nella saggia convinzione che l’intelligenza del Siracusano sarebbe stata di grande utilità per la grandezza di Roma.
La sorte, tuttavia, si è dimostrata poco benevola non solo con Archimede ma anche nei confronti di quanto lo scienziato di Siracusa ci ha lasciato di scritto: incendi, saccheggi ed intemperie dei secoli non hanno infatti risparmiato neppure i suoi trattati, giunti a noi per lo più solo in traduzioni arabe e latine; il palinsesto raschiato dal monaco ortodosso rappresenta così una rarissima copia dei suoi scritti originali. Passati quasi sette secoli, il manoscritto di Gerusalemme finisce fortunosamente nelle mani di John Ludwig Heiberg, studioso danese e massima autorità di Archimede per quell’epoca, che ha la possibilità di esaminarlo in una biblioteca di Costantinopoli (l’attuale Istanbul): Heiberg scatta alcune fotografie al codice e, compresane la vera natura, riesce a fatica a tradurre “Il Metodo”, un trattato ritenuto perso e che ha gettato in seguito una nuova luce sul pensiero scientifico di Archimede.
La scoperta di Heiberg desta grande clamore nella comunità scientifica ma le ricerche sul palinsesto non possono continuare: come nell’assedio di Siracusa, è di nuovo un conflitto armato ad interferire con la ricerca del sapere ed alla fine della Prima Guerra Mondiale il codice fa perdere di nuovo le sue tracce. Nel 1998 nuovo colpo di scena: il manoscritto riappare ad un’asta di Christie’s tra i cimeli di una collezione privata francese e viene acquistato da un magnate americano che lo dona anonimamente alla biblioteca del Walters Art Museum di Baltimore (Maryland). Negli Stati Uniti iniziano così studi approfonditi e ci si accorge ben presto che dalle pagine emerge qualcosa che stona totalmente con l’insieme delle sacre orazioni in esso contenute. Con la volontà di dipanare l’enigma, si iniziano ad utilizzare tecniche visive che sfruttano la luce ultravioletta per poter distinguere i vari strati di scrittura. Eureka! E’ Archimede. Il lavoro di decodificazione però si arresta ben presto perché macchie e miniature rendono impossibile l’interpretazione di gran parte del testo: il confronto con le foto scattate a inizio ‘900 da Heiberg mostra inequivocabilmente un notevole peggioramento dello stato di conservazione del palinsesto; in queste condizioni la partita contro l’oblio pare essere persa per sempre. Ad un punto morto, ecco che lo Slac (Stanford Linear Accelerator Center) di Palo Alto (California), un’istituzione scientifica che solitamente svolge ricerca in Fisica nucleare, offre i suoi laboratori per esaminare il manoscritto. Grazie a una particolare tecnica di scansione visiva detta fluorescenza a raggi X, sviluppata per lo studio delle particelle subatomiche, le parole di Archimede appaiono distintamente sullo schermo come inchiostro simpatico. L’eccitazione è grande: “Questo è un passo decisivo per comprendere una delle più grandi menti di tutti i tempi”, afferma Uwe Bergmann, capo del progetto dello Slac. “Sui corpi galleggianti” l’opera nella quale Archimede enuncia i principi dell’idrostatica è già disponibile in greco e, a metà Agosto, le prime pagine decrittate sono state proiettate – in una chiave un po’ hollywoodiana – sugli schermi del San Francisco Science Center. Il sogno di scienziati e storici di leggere le opere di Archimede in lingua originale sarà, dunque, realizzato?
“La strada per decifrare tutto il codice sarà lunga – avverte Bergmann – non sappiamo esattamente che cosa ci aspetta, il palinsesto potrebbe contenere qualche trattato ancora sconosciuto. Sarei sorpreso però se tra le carte di Archimede dovessimo scorgere la formula E=mc2 !”.
Pubblicato sulla rivista “Incontri” n. 90/2006 della B.P.ER. a firma Francesco De Pretis